Museo Manzù

Il 15 ottobre 1964 Giacomo Manzù, nato a Bergamo nel 1908, si trasferisce a Campo del Fico, un pianoro di tufo tra i Colli Albani ed il mare, proprio di fronte all’antica acropoli di Ardea. Così lo scultore racconta il suo rapporto con Ardea. “Sono nato al Nord…poi scesi a Roma per la Porta di San Pietro. E lavoravo e andavo in giro, facevo le passeggiate verso il mare e sono arrivato qui ad Ardea. E’ stato come aprire una finestra sullo spazio, sulla luce…ad Ardea ho avuto una nuova nascita…non devono disturbarsi a portarmi via quando verrà il momento, perché voglio essere seppellito in questo luogo”.

La Raccolta Giacomo Manzù, nata per volontà del Comitato Amici di Manzù nel 1966 ed inaugurata nel 1969, è stata donata allo Stato nel 1979 ed aperta al pubblico nel 1981. Curatrice della Raccolta è attualmente la dott.ssa Marcella Cossu.

Il nucleo più consistente delle opere che vi sono conservate appartiene agli anni compresi tra il 1950 e il 1970, periodo della maturità dell’artista, in cui molti dei temi nati fin dagli esordi, negli anni ‘30 del secolo scorso, vengono ripresi e rielaborati. La Raccolta possiede pochi ma validi esempi del periodo iniziale, tra cui il bassorilievo in bronzo Adamo ed Eva del 1929. L’arcaismo dei primi anni viene abbandonato per un ritorno ai valori del sentimento e della vita quotidiana nella plastica soffusa delle prime testine in cera, iniziate nel 1934. Il Ritratto della signora Birolli e il David, entrambe del 1937, sono esempi del nuovo discorso che s’impernia sullo studio degli effetti della luce sulla materia.

Il piccolo bassorilievo in bronzo dal titolo Passo di danza del 1927 è il primo tassello di una serie sulla danza, tema sul quale Manzù tornerà negli anni ‘40, per poi svilupparlo negli anni ‘50 con schizzi, disegni e sculture a tutto tondo. Nel 1954 l’incontro con Inge Schäbel, una ballerina che posa per lui alla Sommerakademie di Salisburgo e che diverrà la compagna della sua vita. La creazione di numerose sculture sul tema della danza è determinato proprio dall’incontro con Inge Schäbel. Di Inge, la Raccolta di Ardea conserva un consistente nucleo di ritratti (cinque sculture in bronzo, comprese tra il 1960 e il 1966, e una numerosa selezione di opere di grafica tra disegni e incisioni), che la ritraggono anche nelle diverse tematiche della “Donna distesa” e della “Donna seduta”, le cui versioni in ebano, rispettivamente del 1967 e del 1968, sono conservate all’interno della Raccolta. Manzù così descrive la sua Donna distesa: “Bisogna guardarla di spalle. Ho voluto ritrarla come sospesa su due cuscini, come un ponte in un equilibrio precario sostenuto più che dai cuscini dalla vitalità dei fianchi, cui dà rilievo la veste leggera”.

Nei ritratti maschili l’indagine psicologica dei volti è più intensa: l’artista indaga il carattere del soggetto attraverso una scomposizione grammaticale della struttura del viso. Con pochi e semplici tratti riesce a visualizzare la sorridente umanità di Papa Giovanni XXIII, l’aria concentrata dell’amico pittore Giorgio Morandi, l’espressione dura e decisa del regista John Huston.

Per il tema degli Amanti, nato nel 1965, così Manzù descrive l’ideazione: “Attraveso lo stretto abbraccio in movimento dei due amanti ho voluto realizzare l’unità di due masse che addirittura si compenetrano, fino a formare un tutto unico, proprio quell’immagine del sasso che non è massa inerte ma concentrazione di potenza…non sono religioso nel senso che la Chiesa dà alla parola…con queste opere mi sono dedicato a mostrare quanto c’è di magnifico in due persone che si amano. Ecco cosa c’è in me di religioso”. La raccolta di Ardea conserva sette esemplari in bronzo sul tema degli Amanti, tra cui due grandi fusioni.

Alla Biennale di Venezia del 1948 fu esposta la prima fusione in bronzo della Bambina sulla sedia, che poi Manzù perfezionò fino ad arrivare all’ultima versione del 1955 conservata nella Raccolta, in cui massima è la corrispondenza spaziale tra la struttura del corpo e quella della sedia. Nel tempo il soggetto si evolve nella rappresentazione della figlia Giulia, seduta su di un fantasioso seggiolone, in Giulia sulla seggiola, del 1966. La sedia, senza più la figura, diviene, a partire dagli anni ‘60, soggetto prediletto dell’artista, spesso in sculture a grandezze naturale. La Raccolta ospita due splendide composizioni dell’artista bergamasco incentrate su questo tema, tra cui Sedia con ramo di vite e pera, del 1966.

Nel 1939 Manzù affrontò l’argomento della violenza e della guerra, con un una serie di bassorilievi sul tema della Crocefissione e della Deposizione, raffigurando il Cristo morto accanto ad un generale tedesco e ad un prelato, accostamento che non mancò di suscitare ripercussioni nell’ambiente ecclesiastico e politico. Nella Raccolta di Ardea il Bassorilievo del Cristo con generale del 1947, come il Bassorilievo con scheletro del 1947-66, restano a conferma della validità di un messaggio intensamente sentito dall’artista e ripreso in vari tempi: “Ho rifatto questa serie nel 1947, perché mi sembrava sempre attuale questa campagna da combattere contro il militarismo, da me personificato nel generale gonfio di boria stupida e criminale. Il suo antagonista, il Cristo, personifica l’Umanità, tutti noi, e in primo luogo tutti coloro che hanno sofferto e che soffrono”.

La Raccolta ospita anche i bozzetti delle intere porte che Manzù realizzò per ilDuomo di Salisburgo e per il Duomo di Rotterdam, La Porta dell’Amore, del 1955-58 e la Porta della Pace e della Guerra, del 1968. Della Porta della Morte, realizzata per la Basilica di San Pietro in Vaticano nel 1964, presso la Raccolta si conservano oltre ad alcuni disegni, due splendidi bassorilievi in bronzo, Morte per Violenza, del 1963, l’iconografia della Morte del partigiano, e Morte di Papa Giovanni, in ricordo del Papa scomparso nel 1963 al quale l’artista era profondamente legato. Il dischiudersi delle forme in grandi composizioni monumentali era già avvenuto negli anni ‘50 con la serie dei celebri Cardinali. “La prima volta che vidi i cardinali fu in San Pietro nel 1934: mi impressionarono per le loro masse rigide, come tante statue, una serie di cubi allineati, e l’impulso a creare nella scultura una mia versione di quella realtà ineffabile, fu irresistibile”. Nel Grande Cardinale Seduto del 1955, il piviale diviene rigida ed imponente struttura conica solcata da poche, profonde pieghe, da cui emergono solo una mano e la testa con l’alta mitra. Nel Cardinale In Piedi del 1960, alto più di due metri, il piviale si appiattisce senza più dare consistenza al corpo, il viso appena accennato è assente, ieratico.

La Raccolta Giacomo Manzù custodisce ancora due opere di grande forza poetica: il David del 1939-40, e Francesca Blanc, del 1939-40. La figura biblica del David rimane nella produzione di Manzù una costante d’ispirazione. “Avevo in mente di fare un uomo, e invece feci un bambino. Un David bambino, che esprime nella concentrazione di tutta la figura verso un punto interno ad essa, la forza centripeta che mi ha sempre attirato nella forma e nella potenza di un sasso. E del sasso sul quale egli sta accovacciato, il mio David è come una proiezione, e da esso riceve a sua volta l’energia di cui ha bisogno, che lo pervade tutto”. La versione del 1938, in occasione della sua prima esposizione alla III Quadriennale di Roma del 1939, ottenne un ampio consenso critico e resta nella sua produzione un capolavoro per qualità compositiva ed armonia classica. “Francesca Blanc è un’opera che ancora oggi amo in modo particolare. Forse per la tragica fine di colei che vi è ritratta, una principessa Ruspoli. L’abbandono del corpo vorrebbe anche indicare un bisogno di protezione, la ricerca inconscia del seno materno in cui rifugiarsi come una volta”. La giovanissima Francesca affascina l’artista, che impiega due anni, dal 1940 al 1942, per completarne il ritratto. La versione definitiva, un bronzo di dimensioni vicine al naturale, esposto alla IV Quadriennale romana del 1943, fece vincere a Manzù il Gran Premio per la Scultura.

Raccolta Manzù
Via Laurentina km. 32
00040 Ardea, Italia
Tel. +39 06 9135022
Sito: www.museomanzu.beniculturali.it

 

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